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Un testo scavato nell'io e oltre l'io, che muove da un sogno, un vero sogno, e percorre a ritroso un lungo viaggio nella memoria, personale e storica, ricostruendo con un travaglio affettuoso e doloroso una cara figura familiare. Emerge così dal sogno, da un altrove insondabile, il ricordo di uno zio molto amato, tra mito e nostalgia, come in una sorta di rebus onirico e fantasmatico che chiede e anzi impone di essere interpretato e svelato. Ma insieme va anche configurandosi in controcampo il ritratto di una nazione umiliata e offesa, affranta e oppressa, in uno dei suoi momenti più tragici: la cattività di seicentomila soldati italiani lasciati allo sbaraglio e alla mercé dei tedeschi dopo l'armistizio di Cassibile dell'otto settembre 1943. Un memoir, quindi, sospeso tra biografia, autobiografia, racconto corale, di una famiglia e di un paese intero, di un'Italia ferita che si riflette e riconosce nella grande specola del sogno e del tempo mai perduto, alla ricerca di un riscatto e di una rinascita dopo la fredda notte del fascismo.